Senza i blocchi stradali e senza gli scontri di piazza le rivendicazioni non avrebbero ottenuto alcun risultato. Questo lo sanno tutti.
Mai chiedere ai politici di essere sinceri. Non ce la faranno mai. Anche quando la dura realtà e i fatti incontrovertibili li mettono con le spalle al muro prevale la mistificazione. E’ stato così per Macron. I fatti sono chiari. Macron ha perso. Hanno vinto i Gilet Jaunes. Le concessioni, grandi o piccole che siano, testimoniano lo stato dei rapporti di forza tra il governo francese e la piazza francese.
Macron lo ammette quando dice che alla popolazione è stato chiesto troppo e che la rabbia e l’indignazione sono condivisi da molti francesi. Grazie ce n’eravamo accorti! Contestualmente, condanna le violenze di piazza rispetto alle quali annuncia tolleranza zero. La mistificazione è proprio qui. Non ci sarebbe stata nessuna vittoria senza quel livello dello scontro. Questo lo sanno tutti (Macron per primo, ma, a seguire, tutti i giornalisti, partiti e osservatori di vario tipo). Senza i blocchi stradali e senza gli scontri di piazza le rivendicazioni non avrebbero ottenuto alcun risultato.
Non c’è alcun bisogno di esprimere un giudizio di merito. I fatti francesi ci dicono che oggi anche per raggiungere risultati modesti, obiettivi inseribili in una piattaforma sindacale che potrebbe essere condivisa anche da organizzazioni moderate, è necessario accettare un livello dello scontro molto alto. Allo stesso tempo, i fatti francesi ci dicono che il conflitto è ancora utile, che non è vero che non serve a nulla scendere in piazza, che, anzi, l’unico modo per scavalcare il muro dei “non si può fare perché lo impone l’Europa”, “abbiamo vincoli di bilancio”, “questo è contro la legge” è la pratica del conflitto. Quello vero, non quello simulato sui social.
Ma perché, allora, Macron cede? Non lo capisce anche lui che i fumi parigini potrebbero dire questo? E che potrebbero dirlo non ai militanti (quelli già lo sanno), ma alla gente comune, gente che potrebbe capire che forse conviene battersi. Macron cede perché non vuole l’espandersi della rivolta. Cede perché non vuole essere responsabile di un laboratorio sociale che si estenda agli altri paesi europei. Cede perché spera che nel movimento prevalga la tesi di colo che dicono: “Non possiamo passare tutto il nostro tempo sulle rotatorie”.
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