Cateno De Luca non è Hemingway. La sua scrittura, intercalata dai tanti “su questo fronte” e “senza se e senza ma”, non è un capolavoro di narrativa e non ha quei guizzi che, a volte, i politici di lungo corso hanno. Scrive come parla e parla con la semplicità di chi vuole farti capire che lui di amministrazione ne capisce. In compenso, la relazione di un anno di attività è più lunga dei Grundrisse, ma lo sforzo per leggerla non potrà essere ripagato dal vanto per averlo fatto, così come si può fare per il vecchio Marx.
Dal punto di vista istituzionale Cateno De Luca casca nel vizio tipico di non riconoscere l’opposizione. Senza volere arrivare fino a Spinoza, che individuava nel contropotere, piuttosto che nel potere, la garanzia della democrazia, al punto che potremmo di dire che, da questo punto di vista, il peggiore dei Consigli Comunali è più importante della migliore delle Giunte, è banale dire che il Consiglio Comunale ha compiti di controllo e questo non può mai essere visto come un intralcio all’azione amministrativa. Inoltre, chiedere la collaborazione di chi in campagna elettorale si è presentato con un programma alternativo a quello del Sindaco che ha vinto è una contraddizione in termini. Se tu vuoi realizzare un programma che non condividevo perché dovrei aiutarti a fartelo fare? Se al Sindaco questo non va bene può sempre dimettersi e andare nuovamente ad elezioni, come fece Tsipras in Grecia.
Alcune delle rivelazioni di Cateno De Luca sono un po’ la scoperta dell’America in un bicchiere. Un terzo dei Comuni in pre-dissesto, dissesto o, comunque, vive una criticità finanziaria e in molti casi la mancata riscossione dei tributi ne è una delle cause più importanti. Percentuali di riscossione fino al 30% sono molto frequenti. D’altronde, però, il recupero di questo credito e la messa a regime della riscossione non è per nulla cosa scontata, infatti i Piani di Riequilibrio basati su questo tentativo non sono visti di buon occhio dalla Corte dei Conti, non sono credibili. In molti ci marciano, ma tanti non riescono a pagarli i tributi. Meglio, non pagare i tributi (in generale, le tasse, le multe) diventa un modo per riuscire ad arrivare a fine mese. Certo, tutto ciò va a discapito del resto della cittadinanza, ma questo uno dei casi che dimostrano che il risanamento finanziario in un Comune solo è impossibile, a meno di non volere comprimere standard di vita già compressi oltre ogni misura.
C’è, però, un pregio nell’operazione comunicativa di De Luca. Lui lo fa, lui porta i dati in piazza. La pubblicazione del resoconto, la sua mole e il battage pubblicitario intorno a questa sono un atto di trasparenza che l’amministrazione pubblica in genere non conosce. Di sicuro non la conosce Messina. Chiunque abbia buona volontà potrà leggere quelle pagine (difficilmente lo faranno gran parte dei consiglieri comunali, preferiranno emettere comunicati di circostanza sul mancato rispetto delle prerogative dell’assemblea elettiva), farsene un’idea, criticarne la faziosità (se si vuole), utilizzarne la quantità di dati contenuti e proporre un proprio punto di vista sull’Amministrazione De Luca e sul futuro di Messina.
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