I luoghi non sono sempre uguali. Ci sono delle volte che vai in un posto e ti senti un pesce fuor d’acqua e delle volte, invece, che proprio lì ti senti a tuo agio e sono gli altri a sentirsi fuori posto. Eh già, I posti sono così. Non sono solo spazi, cubature, superfici, prospetti, distese, salite, pareti, dirupi. Sono anche orari, luci, clima, odori, prospettive. Le città sono così. Di giorno sono una cosa. Di notte un’altra. Se sei solo sono una cosa, se sei in gruppo un’altra. Non lo capisce chi ha tutto organizzato, chi vive protetto nel palinsesto della sua giornata. Tutti i luoghi che frequenta sono predisposti ad accoglierlo.
Tanta confusione in testa mi viene tutte le volte che mi preparo a far casino. Gli altri tirano, bevono. Oppure, semplicemente, arrivano riposati. Io divento filosofico, mi aggroviglio nei pensieri, cerco una giustificazione a comportamenti che, lo so, faranno fatica ad essere giustificati agli occhi di tanti. Alla fine sono rimasto un militante, hai voglia a dire che siamo già oltre l’apocalisse. Perché guardate che noi le leggiamo queste cose. Anche se siamo giovani ce l’abbiamo la nostra letteratura. Non abbiamo più la politica. Quella no. Quella ce l’avevano quelli prima di noi. A noi nessuno dice qual è la via per un futuro glorioso.
Quando arrivo in piazza siamo sempre in tanti. Non li conosco certo tutti. Come un richiamo ci raccoglie tutti lì. Lo senti nell’aria che quella è la giornata giusta. Quelle volte al mio amico di scontri chiedo sempre come mai tanti cittadini pacifici si infiltrano nei nostri cortei. “Sono dei provocatori, vogliono rovinare la manifestazione”, mi risponde, in genere, con un sorriso che non riesco a vedere. E’ un tipo strano il mio amico. Me l’ha spiegato lui che se non fai politica non è neanche necessario che ti preoccupi di chi ti sta accanto. L’importante è ciò che accadrà.
Davanti a quella vetrina c’ero passato un sacco di volte e tutte le volte mi ero sentito fuori posto. Però, mi aveva sempre attratto. I prezzi non ci sono nelle vetrine buone, ma, tanto, io lo so che sono irraggiungibili per me. E, invece, mentre quella vetrina la sfondavo mi sentivo bene. Avrei potuto fare il regalo che desideravo, pensavo. Tutto quel rumore aveva fatto arrivare gli sbirri. Era tempo di scappare. Quella vetrina ora un cuore ce l’aveva. Se solo i commercianti avessero un po’ di riconoscenza per i ristori che gli ho procurato andrebbe tutto bene.
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