Per anni abbiamo considerato gli annunci sul Ponte sullo Stretto come mere operazioni di carattere elettorale. E lo erano. Così, anche oggi lo sono. Tuttavia il loro incremento non ci permette più di disinteressarcene. Risulterebbe atteggiamento snob. E, soprattutto, lascerebbe campo aperto a possibili iniziative politiche dilatorie rispetto agli investimenti in Sicilia (“o il Ponte o niente”), che potrebbero mettere quel vasto movimento che si è opposto alla grande opera sulla difensiva (“vi siete opposti al Ponte, ma i soldi sono andati al Nord e avete fatto gli interessi dei poteri forti”). Tutte sciocchezze, naturalmente. Ma le sciocchezze diventano verità se a parlare sono solo esse. Ai comunicati dei piccoli comitati per il Sì Ponte delle due sponde dello Stretto di Messina hanno fatto eco, infatti, negli ultimi tempi istituzioni, partiti e forze sociali.
Ad essere favorevole alla costruzione del Ponte è il Presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci, che aveva messo l’infrastruttura nel suo programma elettorale e che a più riprese ne ha parlato come di un’opera imprescindibile. A fargli eco da mesi è il suo assessore alle infrastrutture Marco Falcone, un vero e proprio agit-prop che si è spinto fino ad annunciare la posa della prima pietra entro il 2023, anno di scadenza della legislatura regionale. Falcone ha dichiarato che farà pressione sul Governo nazionale, nella figura del sottosegretario alle infrastrutture Armando Siri, nel corso di una prossima iniziativa del Comitato Sì Ponte, cui pare avrebbe assicurato la presenza anche il capogruppo del M5S alla Camera dei deputati, il messinese Francesco D’Uva. Il Movimento Cinquestelle è sempre stato contrario alla costruzione del Ponte ed è per questo che desta qualche preoccupazione tale partecipazione.
Ad essere intervenuta ripetutamente, sia dalla sponda siciliana che da quella calabrese, è stata la Cisl, che ha annunciato una pressione sul governo centrale per il Ponte sullo Stretto. “Siamo pronti a scommetterci insieme alla Cisl e alla Filca regionali e territoriali siciliane e calabresi per una grande iniziativa che rimetta al centro dell’agenda politica la realizzazione della grande opera“, ha dichiarato il segretario della Filca Cisl Sicilia. In campo politico ad avere assicurato il loro impegno per la costruzione del Ponte sono i partiti di centro-destra (compreso Matteo Salvini, che ha così modificato una storica opposizione della Lega), Sicilia Futura di Beppe Picciolo, il Sindaco di Villa San Giovanni Giovanni Siclari, nonché, insieme ad altri primi cittadini del messinese, il Sindaco di Messina Cateno De Luca, un assoluto fan dell’opera, che in passato si è fatto addirittura promotore di iniziative di piazza (dal successo modesto, a dire il vero).
Sul fronte dei tecnici sono stati mobilitati anche esperti del settore, come Marco Ponti, professore emerito del Politecnico di Milano (“senza dubbio i servizi di trasposto pubblico stradale assicurano una maggiore, capillarità, rapidità e convenienza per i passeggeri rispetto ai collegamenti ferroviari”) e Giovanni Tesoriere, preside della facoltà di Ingegneria e architettura all’Università di Enna (“in Sicilia occorrerebbe un piano Marshall per i trasporti perchè dopo decenni di gridare al lupo al lupo si è arrivati alla soglia del collasso delle infrastrutture per mancanza di manutenzione e dei tempi biblici per la esecuzione dei lavori”), a rappresentare un interesse di categoria per un’opera dalle dubbie possibilità di edificabilità, ma per la quale sono stati spesi oltre 300 milioni di euro secondo la Corte dei Conti (per alcuni studiosi il costo è stato maggiore) in progettazione e convegnistica e se ne spendono ancora (tra uno e due milioni l’anno) per spese legali per una società, la concessionaria Stretto di Messina Spa, in liquidazione.
Di Piano Marshall per il Sud per le infrastrutture e il Ponte ha ripreso a parlare Silvio Berlusconi. Suo megafono sul territorio messinese è diventata la deputata Matilde Siracusano, che ha ripetuto più volte che la cancellazione dell’infrastruttura ha rappresentato un vero e proprio scippo di risorse pubbliche alla Sicilia, dimenticando che fu proprio Berlusconi a spostare le risorse precedentemente destinate al Ponte al fine di coprire le minori entrate per lo Stato derivate dall’eliminazione dell’Ici sulla prima casa. Fu questa, infatti, nel 2008 una operazione dell’allora Ministro dell’Economia Tremonti che stornò a tal fine 1,4 milioni di euro di Fintecna precedentemente destinati alla costruzione del Ponte sullo Stretto e che dopo la collocazione di questo come opera non prioritaria erano stati destinati alle infrastrutture del Sud.
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