Il Ponte sullo Stretto è il simbolo di un pensiero che ritiene che la vita è altrove e che il nostro problema sia arrivarci più rapidamente possibile. Il Ponte sullo Stretto è la rappresentazione dell’idea che il territorio sia un ostacolo e che il problema da risolvere sia come attraversarlo più in fretta possibile.
E’ probabile che il Ponte sullo Stretto non verrà costruito mai. E’ plausibile che l’obbiettivo vero dei pontisti sia catturare i flussi finanziari che l’iter dell’infrastruttura genera. Fino ad oggi i fatti hanno detto questo. Oltre 300 milioni di euro della collettività andati in fumo. Tuttavia il Ponte sullo Stretto come paradigma dello sviluppo della Sicilia corrisponde alla cessione dei territori alla speculazione. Il Ponte sullo Stretto è cioè pensiero, un pensiero disperato che guarda all’isola come luogo di transito e allo Stretto di Messina come svincolo dell’Alta Velocità, come porto per le Grandi Navi da crociera o che agganci le rotte delle Grandi Navi Portacontainer.
Il Ponte sullo Stretto è il simbolo di un pensiero che ritiene che la vita è altrove e che il nostro problema sia arrivarci più rapidamente possibile. Il Ponte sullo Stretto è la rappresentazione dell’idea che il territorio sia un ostacolo e che il problema da risolvere sia come attraversarlo più in fretta possibile. Il Ponte sullo Stretto come sogno (o incubo, meglio) corrisponde al tempo in cui la gioventù migliore (e anche quella peggiore) se ne va e bisogna aiutarla ad andarsene, magari con voli low cost per le brevi vacanze estive.
Lottare per restare. E’ intorno a questo punto di vista che si può costruire un’idea politica nuova per la Sicilia. Per restare è necessario che ci siano le condizioni per riprodurre la propria esistenza, è necessario che la Sicilia produca. Perché la cooperazione produttiva siciliana possa essere all’altezza dei tempi ed avere un mercato interno è necessario che i prodotti viaggino più rapidamente nell’isola ed è necessario che le persone possano muoversi con più rapidità e sicurezza. Prima, molto prima, di un’Alta Velocità che ci porti di via dalla Sicilia dobbiamo mettere in sicurezza e rendere più efficienti e sicure le nostre strade e la nostra ferrovia.
La Sicilia è luogo straordinario dal punto di vista storico, paesaggistico e monumentale. La Sicilia è stata e sarà comunque luogo del viaggio, della scoperta, dello sguardo ammirato dalla bellezza dei luoghi. Non c’è alcuna ragione per svenderla al crocierismo vandalico. Non c’è alcuna ragione per cedere le banchine dei nostri porti a città viaggianti che trasportano con sé alberghi, ristoranti, piscine, ludoteche, parco giochi e discoteche. Non c’è alcuna ragione per farsi inquinare le città da Grandi Navi che scaricano frotte di passeggeri sazi e ansiosi di fare qualche vasca in località turistiche rese anonime dai negozi in franchising.
Il paradigma del Ponte è l’isola come piattaforma logistica, luogo anonimo finalizzato ad accogliere navi portacontainer che non si fermeranno mai. Il paradigma del Ponte è la piattaforma logistica di Tremestieri, un porto raccontato per liberare Messina dai Tir, ma destinato ad ospitare una stazione di stoccaggio e bunkeraggio di Gas Naturale Liquefatto, a tutto vantaggio degli armatori locali e ai progetti della Marina Militare. Il Ponte sullo Stretto è il collaterale di tutto questo, è un’ideologia. Risorse pubbliche investite in un territorio anonimizzato, finalizzate ad arricchire poche Grandi Imprese. Ancora una volta, un territorio come mucca da mungere.
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