La Cisl annuncia una manifestazione SI Ponte con decine di migliaia di siciliani e calabresi. Il Movimento No Ponte lo ha già fatto ed è pronto a rifarlo. Intanto, se il Ponte fosse stato costruito lo Stretto di Messina sarebbe stato chiuso alle rotte della Via della Seta e alle navi da crociera
Il segretario provinciale della Cisl, Tonino Genovese, ha lanciato formalmente la proposta di una manifestazione pro-ponte che porti in piazza 30000 siciliani e calabresi. Non è la prima volta che lo fa. Altri hanno già espresso intenzioni simili. Lo ha fatto, ad esempio, il Sindaco di Messina Cateno De Luca. Fino ad oggi siamo agli annunci, ma certamente il meccanismo dell’annuncio non potrà essere protratto all’infinito e, dunque, si è ormai soltanto in attesa della data del corteo. Il movimento no ponte ha già portato in piazza decine di migliaia di persone. I SI Ponte devono ancora dimostrare di essere in grado di farlo.
L’intervento di Tonino Genovese è interessante, però, per un’altra ragione. Il segretario provinciale della Cisl è il primo, infatti, e di questo bisogna dargli atto di onestà intellettuale, ad ammettere che le opere pubbliche abbiano un impatto poco significativo dal punto di vista occupazionale per il territorio. A dimostrazione della sua tesi cita i cantieri (“che valgono 206 milioni”) attualmente aperti nella Città metropolitana di Messina (il Porto di Tremestieri, il pontile di Giammoro, il portale della Fiera, la via Don Blasco, il porto di Sant’Agata di Militello, il lungomare di Torrenova). Se tanto è, figurarsi quanto poco vantaggioso potrebbe essere il saldo occupazionale di un’opera ben più complessa dal punto di vista della sua costruzione come il Ponte sullo Stretto. Svanisce qui, insomma, la retorica che ha ammorbato il dibattito con i 50000 o 70000 o 100000 posti di lavoro.
Come tanti sostenitori del Ponte sullo Stretto, Tonino Genovese ritiene, inoltre, importante intercettare le rotte della via della Seta, argomento, questo, decisamente più fondato perché riferito ad un progetto vero che ha una consistenza finanziaria imponente e, soprattutto, a differenza del primo, concreta. E’ corretto interrogarsi su questo e valutarne i costi e i benefici, ma non si capisce, a tal proposito, come mai non si colga l’anacronismo del Ponte a fronte della rilevazione che gran parte del commercio mondiale è marittimo e il Mediterraneo abbia già delle rotte che conducono ai porti di Genova e Trieste.
Ciò che, però, il segretario della Cisl evita di dire (non si può pensare che lo ignori) è che se il Ponte fosse stato realizzato la Via della Seta non avrebbe potuto scegliere come rotta lo Stretto di Messina in quanto avrebbe incontrato nel Ponte un ostacolo. Il progetto definitivo del Ponte sullo Stretto prevedeva, infatti, 65/70 metri di canale navigabile centrale per le grandi navi (il progetto di massima stimava in 7 metri l’oscillazione verticale massima e il canale navigabile era addirittura, in precedenza, di 57 metri). La grandi navi portacontainer, infatti, hanno tutte altezze superiori al massimo consentito dal Progetto definitivo. Ma, a ben guardare, anche le moderne grandi navi da crociera hanno altezze superiori e non avrebbero potuto fare rotta nello Stretto in presenza della grande infrastruttura.
Insomma, come spesso accade a Messina, gli argomenti vengono affastellati uno sull’altro senza che la discussione pubblica abbia una coerenza interna. Spiace che questo riguardi chi ha responsabilità dal punto di vista politico e sindacale, chi dovrebbe difendere gli interessi del territorio, dei suoi abitanti, dei lavoratori.
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