La partita politica aperta dalla Marcia dei Sindaci lascia lo spazio per un nuovo protagonismo da parte di cittadini e amministratori che faccia della Sicilia il primo territorio nel quale si metta in discussione una reale ricontrattazione del debito, la cancellazione di quello odioso e la redistribuzione delle risorse pubbliche a vantaggio dei Comuni.
Le condizioni di dissesto in cui versano molti enti locali sono il risultato di decenni di riduzione dei trasferimenti dal centro alla periferia e di un’aggressione sistematica da parte delle rappresentanze politiche ai bilanci pubblici. Al Sud questa situazione si è generalizzata al punto da diventare la normalità e determinare politiche di austerità al welfare locale finalizzate a recuperare improbabili equilibri di bilancio. A fronte di ciò l’unica offerta dello Stato è stata la continua riproposizione di norme salva-bilancio orientate a diluire il debito nel tempo, procrastinando per gli enti locali il momento del riconoscimento dello stato di dissesto. Le singole amministrazioni hanno sposato tali provvedimenti con l’unico scopo di mantenere il potere, gestire l’esistente e aspirare a riproporsi per il mandato successivo.
La Marcia dei Sindaci organizzata da Cateno De Luca a Messina e la sua prossima riproposizione a Palermo, seppure segnate da una generale auto-assoluzione da parte di tanti che negli anni hanno amministrato gli enti locali e che, proprio per questo, dovrebbero portarne la responsabilità, rappresentano un’occasione perché per la prima volta viene avviato un contenzioso politico aperto e collettivo tra Comuni e potere centrale. Avremmo voluto che a farlo fosse stato Renato Accorinti (la composizione politica del movimento che ne aveva determinato la candidatura fatta di militanti, sindacalisti e attivisti di movimento aveva le caratteristiche per sostenere questa battaglia), ma quello aperto dall’attuale Sindaco di Messina è un varco, una finestra d’opportunità, che potrebbe servire ad affrontare il tema del debito da un punto di vista innovativo.
Al momento la proposta messa in campo da De Luca rimane nell’ambito delle compatibilità finanziarie date, puntando di fatto ad una partita di giro che vorrebbe utilizzare fondi extra-bilancio aggiuntivi, le somme del Fondo Sviluppo e Coesione, per ritrovare gli equilibri di bilancio delle ex Province siciliane affossate dal “prelievo forzoso”, ma la partita politica aperta di fatto dall’attuale capo della Città metropolitana lascia lo spazio per un nuovo protagonismo da parte di cittadini e amministratori che faccia della Sicilia il primo territorio nel quale si metta in discussione una reale ricontrattazione del debito, la cancellazione di quello odioso e la redistribuzione delle risorse pubbliche a vantaggio dei Comuni.
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