Non c’è alcun dubbio che il riconoscimento dei debiti fuori bilancio certificati da sentenze definitive è operazione ineludibile del Consiglio Comunale. Non ha, però, a che fare con la giustezza di quella spesa, né con la regolarità del meccanismo che l’ha generata. La ricerca di eventuali profili di responsabilità dovrebbe essere atto dovuto da parte di una amministrazione che voglia davvero fare luce su come siano aumentate le spese che hanno condotto l’enti locale in condizioni finanziarie precarie. Insomma, le procedure di risanamento che non prevedano una indagine sulle cause che hanno generato le criticità finiscono per assolvere amministrazioni dissennate e creano le condizioni per il loro riprodursi.
Se c’è una cosa che sembra funzionare in questo primo anno di attività amministrativa da parte della Giunta a guida De Luca sono gli accordi di transazione con i creditori del Comune che hanno avuto il loro credito riconosciuto dal Giudice. La precedente amministrazione, quella a guida Accorinti, aveva prospettato di affrontare la questione attraverso uno schema che offriva al creditore il pagamento del debito con una riduzione del 34% per la cifra che eccedeva 50.000 euro (quota che, al contrario, veniva pagata al 100%). L’attuale amministrazione, invece, ha offerto ai creditori accordi che prevedono il pagamento del debito al 50% del totale in due anni o una rateazione del 100% in 14 anni. Le transazioni al 50% sono molto prossime alle condizioni offerte dalla procedura di dissesto, che prevede riduzioni fino al 60%. A voler considerare categorie un po’ consumate dal loro esito politico, si potrebbe dire che l’amministrazione De Luca sia, da questo punto vista, più di sinistra rispetto all’amministrazione Accorinti poiché privilegia il mantenimento dei servizi pubblici rispetto all’interesse dei privati.
Al momento del lancio del suo Salva Messina De Luca aveva condizionato la continuazione della sua politica di risanamento alla chiusura di accordi transattivi al 50%, entro la fine del 2018, con creditori che possedessero almeno il 70% del credito, pena la dichiarazione di dissesto. Nel tempo il Sindaco ha proceduto a posticipare più volte la data ultima per il raggiungimento dell’obbiettivo che si era dato. Nella sua relazione e nelle delibere di proroga egli ha giustificato il maggior tempo datosi con la lentezza degli organismi chiamati ad esprimere il giudizio sulla credibilità del Piano di Riequilibrio. E’ da ricordare, infatti, che la procedura di risanamento finanziario di Cateno è l’ennesima rimodulazione del Piano originario del Commissario Croce e che da 7 anni Messina vive come color che son sospesi.
In realtà, però, nonostante l’attuale amministrazione abbia un’intensa attività di stipula di accordi transattivi il raggiungimento dell’obbiettivo imprescindibile secondo De Luca per la buona riuscita del suo Piano è tutt’altro che scontato. De Luca, infatti, scrive nel suo resoconto che nei primi 6 mesi del 2019 ha trattato transazioni per oltre 53 milioni di euro (il 47,59% dell’intera massa passiva certa ed esigibile, cioè con sentenza definitiva del Giudice, pari ad oltre 112 milioni di euro). Di questi “solo” quasi 28 milioni di euro riguardano accordi con transazioni al 50%, pari al 52,29% dell’intera massa trattata (dato abbastanza distante dall’obbiettivo del 70%). Si potrebbe, inoltre, dire con sufficiente approssimazione che le transazioni chiuse o in via di trattazione sono quelle con i creditori più disponibili all’accordo e che non è per nulla scontato che la percentuale attualmente raggiunta De Luca possa mantenerla o aumentarla per la massa debitoria residua. Per ulteriore dettaglio, infine, va detto che il dato certo dei primi sei mesi del 2019 sono i 9 milioni e mezzo degli accordi sottoscritti approvati dal Consiglio Comunale, i quasi 18 milioni approvati dalla Giunta e i quasi 3 milioni di somme non più dovute, ma anche che la consultazione dell’albo pretorio del Comune ci dice che questi dati sono già superati dall’intensa attività dell’amministrazione in questo settore.
Leave a Reply